Relazione per la riforma dello Statuto del Pri/Occorre recuperare fiducia

Partiti: un ruolo che oggi non è venuto meno

La Commissione per la Riforma dello Statuto, che aveva il compito di elaborare una proposta di riforma, ha terminato i suoi lavori.

Le proposte di modifica dello Statuto vengono rimesse al Segretario Nazionale on. Francesco Nucara per la trasmissione ai componenti della Direzione nazionale e successivamente al Consiglio Nazionale che dovrà approvare le modifiche, che saranno successivamente ratificate dal Congresso nazionale del Partito.

Le modifiche proposte partono dalla constatazione che oggi in Italia i partiti tradizionali hanno subito una brutta sconfitta, dovuta essenzialmente al crollo di credibilità della classe politica e allo scollamento tra questa e la società civile.

Tuttavia, il ruolo dei partiti, così come riconosciuto dall’art. 49 della Costituzione italiana, non è venuto meno perché "per concorrere in modo democratico a determinare la politica nazionale" i cittadini hanno ancora bisogno di "associarsi liberamente in partiti".

E anche se il rigetto nei confronti della politica da parte di tanti è più forte della voglia di partecipare di pochi, i partiti continuano ad essere lo strumento che consente ai cittadini di esercitare la propria funzione attraverso l’elaborazione di programmi e l’elezione dei rappresentanti del popolo nelle Istituzioni.

Dopo lo tsunami delle elezioni politiche del 2013 niente sarà più come prima.

Recuperare quella credibilità che ha consentito ai partiti di governare questo nostro Paese sarà un’impresa sicuramente ardua ma è l’unica in grado di salvare la democrazia in Italia.

The day after offre poche via di uscita, anche al destinatario del voto di protesta. Questi ha velocemente appreso, alle elezioni amministrative di pochi giorni fa, che il cittadino, quando non apprezza, prima protesta e poi si astiene. Sia la protesta che l’astensione rappresentano l’ultimo stadio di un disperato grido di aiuto da parte di milioni di giovani disoccupati, di migliaia di famiglie che vivono al di sotto la soglia della povertà, di imprenditori che delocalizzano, falliscono o, peggio, si suicidano.

E’ l’incessante richiesta di un cambiamento che non arriva e allontana sempre più le speranze per il nostro Paese di uscire dalla crisi.

Manca alla classe politica italiana un progetto che dia respiro alla nostra economia, sostenga le fasce più deboli e dia assistenza ai giovani in cerca di occupazione.

Non bastano più le facce nuove. Non basta un governo tecnico o quello delle larghe intese.

Il malessere è molto profondo ed i partiti non sono credibili quando pensano di rilanciare l’economia senza tagliare gli sprechi in casa propria, quando vogliono riformare lo Stato senza pensare di riformare se stessi. Non è più sufficiente cambiare nome o simbolo ai partiti. Occorre eliminare con forza le incrostazioni del passato, nelle idee, nelle proposte, nelle strutture.

Occorre attrezzarsi in modo diverso quando si ha il compito di rispondere alle istanze di una collettività ormai globalizzata.

Questo devono fare i partiti.

Questo è quello che deve fare il Partito Repubblicano Italiano.

La decisione del Segretario Nazionale Francesco Nucara di riformare lo Statuto è nata dalla valutazione che oggi tutto un mondo è cambiato, che ogni cittadino vuole partecipare, anche con la protesta e l’astensione, a migliorare la società in cui vive.

Il Partito si trova davanti ad un importante crocevia: "Rinnovarsi o sparire", come del resto diceva Bovio.

L’idea che i partiti per mantenere la propria identità debbano mantenere inalterata la propria struttura e le proprie caratteristiche è ormai fuori da ogni tempo e logica.

Il nostro Partito deve accettare questa sfida se vuole ancora sopravvivere alle continue tempeste che investono il mondo politico.

Non si può pensare che basti cambiare l’autista di una macchina per farla camminare meglio e più veloce, anche se il pilota deve essere bravo. Il cambio della guida deve essere armonizzato ad un complesso di elementi che messi insieme creino una nuova struttura e attivi nuovi strumenti.

La difficoltà che oggi il PRI ha di accrescere il proprio consenso è dovuta essenzialmente non all’assenza di un progetto politico ma alla incapacità di adeguare la propria configurazione alle esigenze della società, all’incapacità di utilizzare gli strumenti di diffusione di massa per ottenere una maggiore adesione attorno alle proprie proposte.

La riforma dello Statuto non può e non deve essere per il PRI un’occasione sprecata.

Un partito non può essere né di plastica, né liquido.

Esso è riconoscibile quando riesce ad aggregare anche attorno ad un luogo fisico, dove gli iscritti partecipano assiduamente alle sue attività.

Ma deve essere un luogo aperto a tutti, non solo agli iscritti.

Negli ultimi anni, le sezioni come centri di aggregazione politica sono quasi scomparse e, dove sono ancora presenti, svolgono anche altre attività.

Il Circolo offre questa immagine. Non si tratta soltanto di cambiare denominazione ma di un fatto sostanziale.

A tutti va garantita la possibilità di partecipare alle attività del partito a livello territoriale. Se necessario anche attraverso l’elettorato passivo che consentirebbe loro di essere eletti alle cariche di partito senza però avere il diritto di voto.

La norma è contenuta nel nuovo art. 7 ter che prevede l’istituzione di un Elenco di aderenti al quale si dovrebbero iscrivere tutti i simpatizzanti che vogliono contribuire alla crescita e alla diffusione delle idee repubblicane.

Questo è un passaggio fondamentale che, seppure parzialmente, abbiamo avuto modo di riscontrare positivamente quando abbiamo voluto diffondere il progetto liberaldemocratico a livello territoriale.

Molti amici simpatizzanti repubblicani hanno rappresentato la loro voglia di partecipazione senza però un coinvolgimento totale nelle strutture di partito. Occorre quindi costruire risposte adeguate alla richiesta di partecipazione.

Il Partito riuscirà a farlo anche se sarà in grado di utilizzare e sfruttare al meglio quelli che sono diventati i veri centri di aggregazione politica: i social network, Facebook, Twitter, ecc.

Su di essi molti repubblicani già discutono, si confrontano.

Per questo si è ritenuto opportuno proporre l’introduzione di una importante novità contenuta nell’art. 7 quater che, all’ultimo comma, prevede la possibilità per gli iscritti di utilizzare i social network e le altre forme di aggregazione in rete per la comunicazione e la pubblicazione di notizie relative alle attività di partito.

La Rete, attraverso l’attivazione del Circolo telematico, potrebbe rappresentare un modo nuovo per coinvolgere amici sparsi ovunque che non riescono a partecipare alle riunioni di partito.

Le norme di partecipazione dovrebbero essere specificate in un apposito Regolamento.

Altri punti della riforma riguardano la pubblicità dell’elenco degli iscritti garantita dall’art. 7 bis ed una semplificazione sulle modalità di iscrizione con la previsione di un silenzio/assenso, trascorsi 30 giorni dalla presentazione della domanda.

Una modifica sostanziale riguarda il conteggio dei voti congressuali di cui all’art. 33.

Nello Statuto vigente i voti congressuali vengono calcolati dalla somma del numero degli iscritti e dal 10% dei voti elettorali alle elezioni, politiche o europee, riportati nell'ambito del Comune dove la sezione ha sede.

Il voto politico era considerato un criterio omogeneo per tutto il territorio nazionale.

La nuova formulazione si adegua alle nuove esigenze elettorali del partito che, in considerazione dello sbarramento elettorale previsto in quasi tutte le consultazioni, ha difficoltà a presentare le liste da solo con il proprio simbolo. Deve quindi necessariamente aggregarsi o candidare i propri rappresentanti in altre liste.

Il voto elettorale viene calcolato quindi in modo diverso e comunque sempre sulla base dei risultati elettorali del partito o dei candidati presenti in altre liste.

Queste modifiche non rappresentano certo la rivoluzione che qualcuno si aspettava, ma sono già un passo molto importante per rendere lo Statuto più agile e moderno.

Toccherà alla classe dirigente che uscirà dal prossimo Congresso attualizzare ancor di più le norme regolamentari del nostro Partito, ma dovrà intanto attivare tutti gli strumenti che lo Statuto mette a disposizione.

E’ una piccola sfida, ma rimane comunque una sfida.

Il prossimo Congresso dovrà quindi scegliere di avviare una nuova stagione e promuovere una nuova strategia per fare politica.

Smettere anzitutto di vivere in funzione del proprio passato e di averne il complesso.

Le nostalgie non aiutano a ragionare.

Occorre sicuramente valutare positivamente lo sforzo fin qui fatto dal Segretario nazionale, ma occorre ripartire da un progetto di grande respiro, che attivi competenze e risorse umane che consentano al partito di innovare e competere nel nuovo mercato della politica.

Non è compito mio dare opinioni politiche in questa sede ma se potessi dare un suggerimento direi che il PRI un progetto lo ha già ed è quello liberaldemocratico.

La parola al prossimo congresso.

Dr. Franco Torchia, Coord. della Commissione per la riforma dello Statuto